Autore: Viola Ardone
Narrativa
- Editore : Einaudi (24 settembre 2019)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 200 pagine
- ISBN-10 : 8806242326
- ISBN-13 : 978-8806242329
«La letteratura è meglio della politica. Lo dico dopo aver letto Il treno dei bambini di Viola Ardone».
Michele Serra
È il 1946 quando Amerigo lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà l’intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord; un’iniziativa del Partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l’ultimo conflitto. Con lo
stupore dei suoi sette anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un’Italia che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si può sottrarre, perché non c’è altro modo per crescere.
Il gruppo lettura che si riunisce al mio paese ha preso in analisi ed in lettura questo libro. Un libro che pare davvero essere piaciuto molto a tutti. Non ci sono stati pareri discordanti sul fatto che sia uno di quei testi che leggi scorrevolmente anche se parla di un argomento storico e drammatico allo stesso tempo. Sicuramente, il fatto che sia proprio il bambino a raccontarci la storia della sua vita, gioca una parte importante nella lettura e nel rendere piu leggero il libro. Gli occhi dei bambini, cosi come la loro voce, attutiscono in qualche modo la tragedia della povertà e vedono tutto come un gioco. Si accontentano di poco (o almeno i bambini di quel tempo). Un libro che smuove le coscienze, che ci riporta al passato e ci sprona a fare tante riflessioni anche sul mondo di oggi. Soprattutto su quanto possa essere stato coraggioso, il nostro piccolo protagonista “Amerigo Speranza“. E’ una storia che si ripete spesso, quella di prendere e partire per andare alla ricerca di un posto migliore, non sempre però accade, che ci sia una madre, che con altrettanto coraggio, lascia andare il figlio per scoprire una realtà migliore.
Dal mio punto di vista, dando ragione alle mie “colleghe lettrici” posso dire che è un libro davvero molto bello. Un libro umile, ma allo stesso tempo di grande impatto emotivo. Un libro che ripercorre la vita di un bambino, di un ragazzo e successivamente di un auomo, con una visione a trecentosessanta gradi su tutto quello che lo circonda. C’è la storia (quella vera e che molti non conoscono), ci sono i cambiamenti, ci sono le emozioni, c’è la mancanza, c’è la perdita, ci sono personaggi che aiutano, altri che hanno una sfumatura particolare di carattere. Ci sono le donne. Che sono tanto coraggiose, e poi, a parte il mio di punto di vista, c’è quello di Amerigo che è diverso da quello di tutti gli altri. Amerigo parte dal basso, ( e per basso non intendo solo socialmente parlando) ma proprio dalle scarpe della gente. E lo fa per gioco. Già dall’incipit del libro, classificandola per ciò che porta ai piedi.
Questa capacità viene detta in psicologia “capacità mitopoietica” ovvero, quel processo mentale di autodifesa, nel quale attraverso la fantasia, il bambino che non ha assolutamente nulla riesce a creare qualcosa di “divertente” laddove divertirsi è quasi impossibile. E’ un bambino che già dalle prime battute, s’intrufola non solo per le vie di Napoli ma anche nelle vite altrui. E ci sa restare. Anche in quella di chi lo legge.
Mamma Antonietta, è una donna tipicamente napoletana, eppure anch’essa, come il piccolo Speranza ha un grande coraggio. Lasciare andare il figlio su questi treni (dei quali si andava dicendo anche che portavano i bambini in Russia per chissà quali motivi) senza sapere esattamente dove l’avrebbero portato, ma fidandosi della solidarietà italiana. Viola Ardone, porta il piccolo Amerigo a Modena, dando lui la possibilità di conoscere la bellezza della normalità. Quella dove hai almeno un pezzo di cibo e puoi andare a scuola. Qui Amerigo, non dimentica casa, ma capisce che si può vivere meglio. E si emoziona dinnanzi ad un modo nuovo, non conosciuto.
Inoltre, questo senso del basso, lo percepiamo anche nella crescita di Amerigo, un bambino e alla fine si ritroverà uomo. Sarà piu facile la vita da bambino. Sarà piu facile guardare il mondo con gli occhi di chi ha poca vita vissuta davanti ma solo tanta speranza. E sarà piu difficile poi, comprendere e capire tante cose, tante scelte, tante differenze in un mondo adulto, in una situazione non del tutto agevole.
Una realtà, quella del dopoguerra e dei treni “della speranza” realmente vissuta in Italia, di cui pochi conoscono la storia. Dovete infatti sapere che grazie a questi treni si sono riusciti a salvare dagli stenti, circa settantamila bambini (e si dice che non ne sia andato perso neanche uno) e non solo dal sud al nord, ma anche dal nord verso il sud.
Il personaggio che piu ho trovato interessante, oltre ad Amerigo, è stato anche quello di Antonietta, la sua mamma, una donna che apparentemente sembra quasi fredda e scostante, ma che porta dei grandi macigni sul cuore. Il padre di Amerigo, infatti non è presente e lei deve crescere suo figlio da sola, in una città, dove si vive di stenti. E’ una donna che non abbandona il figlio, perché ne ha già perso uno, ma che gli da una possibilità davvero unica, quella di avere un futuro migliore, anche se questa grande possibilità giocherà ancora a suo sfavore. O forse no, dipende dalla vostra interpretazione del romanzo.
Le stelline a questo romanzo sono
Consigliatissimo
E’ un libro sicuramente di grande rilevanza anche sul profilo della storia del nostro paese e non solo a livello narrativo. Un vero e proprio romanzo storico. E ce ne sono pochi che apprezzo dopo quello di Alessandro Manzoni, (del quale vi consiglio di leggere le mie pasticcotte letterarie e le mie interpretazioni ironiche de i Promessi Sposi – ma non solo-). Sicuramente farebbe bene ai ragazzi sui banchi di scuola. Perché sappiano che in un passato, non troppo lontano, la vita non era cosi facile, eppure, in qualche modo si viveva per davvero.
Il numero VII in questi arcani maggiori indica la conclusione di un ciclo e l’inizio di un altro. Il consiglio che dà è di non arrendersi ma di continuare ad andare avanti, perseverare con impegno e dedizione verso ciò che piu ambiamo. Ed inoltre rappresenta anche la dualità tra emotività ed equilibrio per seguire la retta via. Proprio tutto ciò che serve nel percorso di crescita, non solo del piccolo Amerigo ma anche di tutti noi.
Vi lascio con questa riflessione sull’importanza dell’andare, del credere in un mondo migliore, cercando di adeguarci e di resistere a determinate situazioni. E di vivere come ha fatto Amerigo, con speranza, con voglia di scoprire, vivere, e in qualche modo perdonando il male, che spesso, riceviamo (anche se non è mai solo un male).
E se volete approfondire….