CielieCuori, tra lacrime di zucchero filato.

Quando mi chiedono come mai nel mio libro riporto tantissime volte la parola “lacrima” io non so bene mai cosa rispondere. Mi giustifico con “eh non è per la far vittima giuro!”. E la gente sorride. Non so se capisce o comprende cosa significhi per me essere quella che sono, cosa ci sia di così forte sa dire tanto da doverlo scrivere. Non lo so neppure io. Quello che so, è che quando piango riesco a trovare il modo di accarezzarmi i pensieri e tenermi per mano il cuore. Ho tantissimi motivi per essere felice. Cosi come ne ho mille altri per non esserlo, ma quello che conta per me, è dare a tutto questa me stessa, lo stesso identico peso diviso tra le due o più metà. C’è chi mi conosce arrabbiata, chi per quella che non si sa spiegare, chi per quella che non cresce, chi per quella che probabilmente non ha una grandissima visione di sé stessa. Io invece non mi riconosco quasi mai. Mi sono guardata allo specchio cosi tante volte senza apprezzarmi e poi mi sono ritrovata follemente innamorata della stessa ragazza riflessa, sotto le luci di un palco e di un arcobaleno la notte a Roma. Di quel palloncino tra le nuvole mi e rimasta la vita. Di quel bimbo dagli occhi marroni ed il sole dietro alle nuvole mi è rimasto tanto tanto tantissimo coraggio. Dietro alle mille paure, mi è rimasto qualcosa in cui credere. E io credo nel ricordo. Credo fortemente nella bellezza della gente, negli istanti che restano, e nell’amore che non si abbandona anche se non si tocca e non so vede. “Le memorie sono preziose” dice una mia cara amica ed io ad oggi voglio averne tante.

Che anche se non le racconto, magari un giorno ve le racconto sottovoce, sotto la rugiada dell’alba di un quarto di luna, e le lacrime di zucchero filato.